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Il debito pubblico mondiale tra gli alert del FMI e i lumi dei Nobel

Cosa dice il Fondo Monetario Internazionale sul debito pubblico mondiale

Il 15 ottobre 2024 il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato i dati sul debito pubblico mondiale attraverso il Fiscal Monitor. Il Fiscal Monitor è uno strumento che fornisce al FMI una fotografia della finanza pubblica nei suoi ultimi sviluppi, prospettando le dinamiche a medio termine e valutando le conseguenze delle politiche economiche a livello globale.

Ebbene, facendo un’analisi dei dati (gli stessi su cui si basano il World Economic Outlook – WEO – e il Global Financial Stability Report – GFSR) è emersa una situazione in verità non così positiva e non così promettente. Il debito globale sembra infatti molto elevato, e si stima che aumenterà nel medio termine, di quasi 20 punti percentuali del PIL in più nei prossimi tre anni.

 

Quali sono le cause dell’attuale debito

Il report sulla stabilità finanziaria globale (Global Financial Stability Report) del FMI parla di un “contesto di elevata incertezza economica globale”, incrementata dalla crisi pandemica, le tensioni geopolitiche, i conflitti globali, nonché i disastri causati dal surriscaldamento climatico. Il tutto condito da un’inflazione crescente e diffusa.

Tra le principali motivazioni dell’aumento del debito attuale ci sono dunque:

  • la pandemia da COVID-1: le spese di emergenza che ciascun paese colpito ha dovuto affrontare e la crisi economica che questa ha comportato ha portato i governi ad aumentare le spese portando quindi a un aumento del debito;
  • le tensioni geopolitiche: in particolare la guerra in Ucraina e quella a Gaza hanno spinto molti paesi a investire budget imprevisti, senza contare le crisi economiche che questi conflitti hanno generato; l’interconnessione delle economie ha incrementato inoltre l’effetto domino di queste crisi;
  • l’inflazione: come diretta conseguenza delle tensioni geopolitiche internazionali, e non solo;
  • fattori strutturali: le entrate fiscali di molti paesi non sono sufficienti a coprire le spese, causando deficit persistenti;
  • i cambiamenti climatici e le loro conseguenze sulla natura, il territorio, le imprese e la società. Tutto questo ha costretto i governi a indebitarsi ulteriormente.

 

Cosa si può fare per ridurre il debito

Nella conferenza stampa che ha tenuto recentemente a Lubiana, la presidente della Bce Christine Lagarde ha detto che “l’attuazione piena, trasparente e immediata del nuovo quadro di governance economica dell’Ue aiuterà i governi a ridurre stabilmente il disavanzo di bilancio e il rapporto debito/Pil”. Seguendo questa direzione, i governi avrebbero la possibilità di “definire i propri piani di medio termine per le politiche di bilancio e strutturali”.

Ampliando il punto di vista da quello europeo a quello internazionale, lo stesso Fondo monetario internazionale sostiene che “per stabilizzare (o ridurre) il debito con alta probabilità sono necessari aggiustamenti fiscali molto più consistenti di quelli attualmente previsti”. Il FMI sprona quindi i paesi  (specialmente quelli in cui è previsto un ulteriore aumento del debito quali Italia, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Brasile e Sudafrica) ad agire tempestivamente per evitare di innescare reazioni a catena nel mercato.

Alcune delle soluzioni che l’FMI propone per abbassare il debito sono:

  • il rafforzamento delle governance di bilancio;
  • l’aumento della credibilità dei governi;
  • l’identificazione immediata dell’ammontare dell’intervento e delle tempistiche necessarie.

 

Perché il Nobel per l’economia 2024 fa riflettere

Contestualmente alla pubblicazione dell’FMI sul debito pubblico, il 14 ottobre 2024 sono stati nominati i vincitori dei premi Nobel per l’economia 2024, ovvero Daron Acemogliu, James Robinson e Simon Johnson.

Quest’ultimo è stato anche nominato consigliere economico e direttore del dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale dal 2007, mentre nel 2008 ha ricoperto la carica di senior fellow. Nel FMI è stato alla guida del team di prospettive economiche globali e ha avuto un ruolo significativo nella formulazione di soluzioni innovative per affrontare il problema delle crisi finanziarie in tutto il mondo.

La competenza di Simon Johnson nella prevenzione e nella gestione delle crisi economiche, da un lato, e nella promozione della crescita economica, dall’altro, ha apportato enormi benefici al campo dell’economia in generale.

In questo scenario così poco promettente a livello economico, quindi, potrebbe essere interessante capire che cosa propone uno dei massimi economisti mondiali come Johnson, insieme ai suoi colleghi vincitori del Nobel Acemogliu e Robinson.

In particolare, i loro studi hanno riguardato il modo in cui le istituzioni si formano e influenzano la prosperità. Nello specifico, attraverso approfondite ricerche hanno stabilito una relazione causale tra istituzioni relativamente non democratiche e sfruttatrici con l’esistenza di una povertà diffusa e l’assenza di  crescita economica. Le dirette conseguenze sono che le società più democratiche, che offrono maggiori opportunità economiche alla loro popolazione, sono state e continuano a essere più prospere.

Stando a questi presupposti, potremmo quindi desumere che una delle possibili soluzioni all’aumento del debito pubblico possa consistere in una maggiore democratizzazione delle società, in primis a livello istituzionale.

Se le istituzioni facilitano la crescita economica dal basso incrementano, a quanto pare, la ricchezza di tutti.